Segreteria operativa
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Il paesaggio padano attuale è il risultato di un’intensa, continua e capillare azione dell’uomo, che è intervenuto sin dalla preistoria sulla vegetazione originaria, apportandovi modifiche sempre più radicali fino ad ottenere l’attuale situazione di ambiente antropizzato.
Prove archeologiche e testi storici antichi (Polibio, storico greco vissuto nel II sec. a. C. descrive le “silvae glondariae” cioè i boschi di querce) testimoniano la presenza nella Pianura padana di una foresta di latifoglie decidue; tale foresta era qua e là interrotta da paludi e da chiazze cespugliate o prative.
Nella bassa pianura gli alberi che dominavano la foresta planiziale nelle aree interfluviali erano la Farnia, il Frassino e il Carpino Bianco.
Nelle zone con suoli più umidi, alle Farnie si associavano l’Acero, l’Olmo, la Roverella, il Cerro e il Tiglio.
Lungo il corso dei fiumi, l’aumento dell’umidità del terreno impediva l’insediamento della Farnia che era sostituita da specie igrofile: il Pioppo Bianco, il Pioppo Nero, il Salice Bianco e l’Ontano.
Sulle rive dei corsi d’acqua e nelle isole fluviali dominavano gli arbusteti di salici e, nelle zone paludose, si sviluppava una ricca flora erbacea palustre: canne, carici, tife.
L’inizio del disboscamento per l’occupazione agricola del territorio su vasta scala, per esigenze militari e per la realizzazione del sistema viario e di centri urbani risale all’epoca romana (I sec. a. C.).
Con la caduta dell’Impero Romano (476 d. C.) la popolazione, diminuita fortemente di numero e non più organizzata, abbandonò in gran parte le coltivazioni per dedicarsi alla pastorizia e alla caccia.
L’espansione delle foreste continuò in tutto l’Alto Medioevo (fino al X sec.) per lo stabilizzarsi di un’economia di carattere prevalentemente silvo-pastorale.
Anche a causa delle abbondanti e frequenti alluvioni dei fiumi, la Pianura Padana in quel periodo si presentava in un alternarsi di foreste, paludi e rare zone cespugliose.
Dopo il 1000, con l’aumento demografico, la rinascita delle città e la ripresa dell’agricoltura, cominciò il dissodamento e la distruzione delle foreste, cui seguì la bonifica massiccia dei territori ad opera, in particolare, dei monaci Benedettini e Cistercensi.
Le foreste più colpite furono quelle di farnia poiché questa pianta predilige terreni profondi e freschi (gli stessi più adatti all’agricoltura) e ha un legno particolarmente adatto all’impiego in falegnameria e nell’edilizia.
L’origine del tipico paesaggio agrario della Pianura Padana risale al periodo tra il XV e la prima metà del XVI sec., quando furono portate a termine le grandi opere di canalizzazione per l’irrigazione dei campi.
Nel nostro territorio, in particolare, assunse rilievo fondamentale, per lo sviluppo agricolo di tutto il lodigiano, il canale Muzza (XI - XII sec.) che con la sua fitta rete di rogge, consentì una grande diffusione delle colture irrigue.
Le monoculture a carattere intensivo e la crescente urbanizzazione determinano oggi il paesaggio che tutti conosciamo.